Indirizzo laboratorio
Viale Cassala 9
20143, Milano, Italia
Telefono
(+39) 338 1367969
giuseppesciurti@gmail.com
Date un’occhiata al bellissimo video realizzato su di me e sul mestiere dell’accordatore da Giancarmine Arena (un lavoro interamente suo: dal concept, alla realizzazione, alle musiche e al montaggio): mi ha fatto un grande regalo e sono orgoglioso di mostrarvelo. Qui trovate altri suoi lavori.
Accordatura accurata eseguita con il sistema tradizionale, a orecchio: per restituire anima e suono al vostro pianoforte.
Riparazione completa di pianoforti verticali e a coda: riparazioni tavole armoniche, meccaniche, sostituzione corde e martelletti.
Restauro integrale di pianoforti vintage e danneggiati. Servizio di expertize: consulenze pre-acquisto, valutazioni e preventivi.
.
Mi sono avvicinato al pianoforte a vent’anni, in Puglia, dove sono nato. Era il 1976 quando cominciai il mio apprendistato di accordatore con il Maestro Macchitella, in giro per il Salento. Fu lui ad avvicinarmi al metodo di accordatura che, con successivi approfondimenti, pratico ancora oggi. Del resto, allora – in assenza degli strumenti odierni – accordare a orecchio era l’unico metodo praticato e possibile. Tuttavia il Maestro Macchittella – gran musicista e compositore, oltre che accordatore di grande finezza – aveva un suo approccio personale all’accordatura, diverso da quello praticato dalla maggior parte degli accordatori, e basato su uno scomparto “largo”, fatto di quinte e ottave ripetute, anziché su uno scomparto più stretto, in una sola ottava e costruito con quarte e quinte.
Pensando di aver fatto mio il mestiere di accordatore, mi spostai a Milano nel 1978 (per amore!), dove fui subito accolto presso Pallotti Pianoforti e dove ebbi modo, per circa due anni di proseguire la mia formazione, non solo nell’accordatura ma anche nel restauro, imparando le tecniche e i “segreti” che solo la molteplicità delle esperienze può offrire.
Fu poi nel 1979 che venni assunto da Gallini come accordatore “ufficiale”, dove rimasi per 5 anni, fino al 1984. Gallini, per chi lo ricorda, era una vera e propria istituzione a Milano, un negozio attivo sin dal 1800 che, affacciato proprio sull’angolo tra Corso Monforte e Via Conservatorio, offriva la miglior selezione di pianoforti in città. Fu lavorando per Gallini che iniziai a lavorare per le sale da concerto, accordando pianoforti destinati a essere usati per le performance dei grandi esecutori. L’occasione all’inizio me la diede il Bosendorfer imperial – con ben 97 tasti per ottenere un’estensione maggiorata e stupefacente – che solo Gallini possedeva. Quando arrivavano in città pianisti che lo richiedevano ero sempre io a seguirlo e occuparmi dell’accordatura.
Nel 1985 iniziai la libera professione: non più al servizio di una struttura ma (finalmente) libero di seguire i miei clienti personali dopo una fase di apprendimento sul campo durata ben otto anni, Fu in quel periodo che cominciò la collaborazione con il Teatro alla Scala e quella con Fazioli Pianoforti.
Dopo nove anni, nel 1994, il trasferimento a Parigi: ancora una volta una trasferta guidata dall’amore per una donna.
Appena giunto a Parigi, era il 1994, mi sono presentato alla Salle Pleyel, il più prestigioso auditorium della capitale francese. Forte dell’esperienza milanese e della collaborazione con un’istituzione altrettanto prestigiosa come quella con La Scala, dopo una prova sul campo con l’accordatura di un Bosendorfer e un pianista esigente in sala Debussy, sono stato arruolato dall’istituzione parigina, con la quale ho collaborato come accordatore da sala per sei anni, fino al 2000, data del mio ritorno a Milano.
È l’inizio di nuove collaborazioni: con Fabbrini, seguendo tra l’altro i pianoforti dell’Orchestra Giuseppe Verdi di Milano e quelli presso la sede dell’Ansaldo dell’Accademia della Scala, e ancora con Fazioli Pianoforti.
È poi sulla commessa per la manutenzione globale del parco di pianoforti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, giunta nel 2009, e sulla cura degli strumenti del prestigioso Blue Note di Milano che si sono concentrati sino a oggi i miei sforzi, permettendomi tuttavia di aprire la nuova sede del mio laboratorio di accordatore e resturatore di pianoforti, in Viale Cassala a Milano, dove proseguo oggi, per clienti privati e istituzioni artistiche, la cura, le riparazioni e il restauro di pianoforti di ogni tipo: grandi strumenti a coda da concerto e pianoforti verticali domestici e da studio.
NOTA: ringrazio di cuore l’amico Sandro Cerino per le belle foto che vedete su questo sito.
“Ci serve urgentemente un Bach!” esclamò con fermezza il Conte di Arnstadt quando alla sua corte venne a mancare il musicista. Perché ai tempi la famiglia Bach in Turingia era così numerosa e popolata di musicisti che ormai il cognome “Bach” era diventato sinonimo di musicista.
A Milano invece, oggi, quando c’è un pianoforte da accordare si dice “presto, mandate a chiamare uno Sciurti”!
Il paragone è irriverente, ma è vero che la mia famiglia è assolutamente dedita al lavoro di accordatura e io, Francesco Sciurti figlio di Giuseppe, sono fiero di farne parte e di essere divenuto, a mia volta, un accordatore di pianoforti.
Non poteva che essere così. Mio padre racconta sempre che quando avevo appena due anni e mezzo e vivevamo ancora in Francia, volli salire in piedi sulla tastiera del verticale a cui lui stava lavorando e impugnare la chiave d’accordatura per provare io stesso ad accordare quel pianoforte.
Io questo non lo ricordo: ma ricordo bene di tutte le volte che mi portava con sé nelle sale da concerto dove doveva preparare uno strumento. Stavo lì, sul palco o nascondendomi in platea, e ascoltavo. Magari non intenzionalmente, ma ascoltavo, quelle note ribattute: una dopo l’altra, fino a trovare quella giusta.
Se siete qui che leggete probabilmente avete ascoltato anche voi almeno una volta “la musica” di un pianoforte che viene accordato. Io con quell’accompagnamento musicale ci sono letteralmente cresciuto. Le quarte, le quinte, le ottave, sono state la musica della mia infanzia.
È naturale forse, dopo un’infanzia passata con così tanta musica attorno, che ancora oggi non abbia ancora deciso quale strumento suonare: ho studiato chitarra, pianoforte (naturalmente: impossibile non amarlo), ora sto praticando tromba. E canto, con i miei amici Grilli.
Ma è altrettanto naturale che – dopo un periodo in cui, come ogni ragazzo in amorevole competizione con il padre, pensavo che avrei fatto tutt’altro – mi sia ritrovato a ripercorrerne le orme.
Durante il mio primo periodo di apprendistato, il mio compito è stato estenuante, ma ora capisco quanto utile: dovevo solo ascoltare, osservare e prendere appunti. Andavamo nelle case dei clienti privati, nelle sale da concerto, nelle scuole. Ricordo bene quando ogni mattina la sveglia suonava alle 5. Dovevamo andare a fare interventi di accordatura nelle varie aule del Conservatorio di Milano (nel periodo in cui mio padre lavorava per loro l’orario di servizio era dalle 6 alle 8 del mattino, prima che studenti e insegnanti iniziassero le lezioni). Per quanto fosse una dura impresa non addormentarsi sulle innumerevoli note percosse e ripercosse a quell’ora del mattino (già di per sé l’accordatura vissuta “da fuori” è soporifera), fu per le mie orecchie una preziosa gavetta, in cui potevo ascoltare i diversi suoni, gli armonici, i timbri e le stonature di tutti quei pianoforti a disposizione. All’inizio mio padre mi faceva solo ascoltare: diceva che avrei dovuto ascoltare attentamente molte accordature prima di poter pensare di mettere mano a un pianoforte.
Crescendo, sono diventato man mano più autonomo. Che orgoglio quando a 21 anni ho eseguito per la prima volta in autonomia un restauro completo di un pianoforte verticale appartenente a un cliente tutto mio! Si trattava di un Furstein Farfisa, un piccolo piano di famiglia che mancava di manutenzione da molto tempo, finché non arrivò nel nostro laboratorio, dove in un mese lo rimisi a nuovo.
Oggi che il mio apprendistato si è compiuto, il mio lavoro si divide tra il laboratorio, dove sto completando la mia formazione sugli interventi di restauro più complessi sotto la supervisione di mio padre, e le accordature per i miei clienti. Per cui, se avete bisogno di un Bach… ops di uno Sciurti, siete capitati nel posto giusto.
.
La differenza fra accordatura a orecchio e accordatura con il tuner è addirittura immensa. Mentre con il tuner si possono centrare con precisione matematica i valori di ciascuna corda, chi lavora con l’orecchio può lavorare sulle differenze e il processo dell’accordatura per plasmare la voce del pianoforte, rendendo il suono più aperto o più chiuso, più brillante o più opaco. Operazione in serie o interpretazione artistica: voi cosa scegliereste?
Il metodo di accordatura del pianoforte che pratico può essere definito se volete tradizionale, o a orecchio. In inglese la definizione più corretta è “aural tuning”. Per me è semplicemente quello che ho imparato all’origine dal Maestro Macchitella, che era nato nell’800 e che quando mi parlava delle persone che aveva conosciuto mi parlava di Mascagni.
L’averlo appreso direttamente da una fonte così autorevole non vuol dire che nel tempo non lo abbia fatto mio e soprattutto che non ne abbia poi indagato tutte le potenzialità e le caratteristiche.
Lavorare senza strumenti elettronici (tuner) significa infatti, anziché applicare un progetto preesistente, interpretare il processo nel suo svolgimento. L’accordatura è un viaggio, a volte breve e a volte lungo, a volte tortuoso e a volte lineare e chiaro. Non solo: è un viaggio che si fa insieme a un compagno che è il pianoforte L’accordatura è un viaggio, a volte breve e a volte lungo, a volte tortuoso e a volte lineare e chiaro. Non solo: è un viaggio che si fa insieme a un compagno che è il pianoforte. Non l’idea di pianoforte, ma il singolo e concreto strumento musicale che si sta accordando ogni singola volta. Questa tecnica si basa su alcune regole e uno strumento unico e particolare: l’ascolto. È pertanto nell’ascolto che si compie l’interazione tra l’accordatore e il pianoforte: al primo sta il compito di sentir e comprendere i bisogni del secondo e di esaltarne le potenzialità.
Mi capita non di rado che qualche cliente, dopo l’accordatura, magari anche il giorno dopo o addirittura qualche giorno dopo, mi chiami e mi dica: “Ma lei è un mago! Gli ha dato un’anima!”.
Il loro piacere è il mio, ma un po’ sorrido anche del loro stupore perché far suonare bene il pianoforte è esattamente il mestiere dell’accordatore. Sarebbe un mio fallimento se un pianoforte da me accordato non suonasse complessivamente meglio. La maggior parte dei pianisti e delle persone in genere pensa infatti che l’accordatura sia semplicemente il portare la tensione delle corde, e quindi la frequenza del loro vibrare, a un determinato valore prestabilito, quello “giusto”. Il La1 è un La1? Bene, Il Do3 è un Do3? Bene. Poi però quando suonano il loro pianoforte “scientifico” non ritrovano quel piacere che solo i pianoforti perfettamente accordati (e intonati, dopo vedremo la differenza) sanno regalare. Questo accade perché quel La e quel Do semplicemente non dialogano. Non sono stati accordati insieme, ma singolarmente, al pari di tutte le altre note.
Il metodo dell’accordatura tradizionale invece non solo non accorda le note in senso assoluto. Anzi, se volete, fa il contrario. Le scorda impercettibilmente tutte Il metodo dell’accordatura tradizionale – che senz’altro va saputo comprendere e mettere in pratica e che richiede molto allenamento – invece non solo non accorda le note in senso assoluto. Anzi, se volete, fa il contrario. Le scorda impercettibilmente tutte: ma in questo modo le accorda finalmente “tutte insieme”, coralmente, e così facendo ottiene un effetto complessivo estremamente più armonico ed equilibrato. Non solo, perché un altro dei suoi effetti è quello di poter anche intonare la voce del pianoforte ovvero, come si dice nella citazione che ho usato, “rendendo il suono più aperto o più chiuso, più brillante o più opaco”. Lavorando cioè sul timbro complessivo e permettendo allo strumento di cantare finalmente al meglio delle sue possibilità.
Naturalmente chi ha approfondito un po’ il sistema temperato a cosa io stia alludendo. Il sistema infatti su cui si basa la musica occidentale, da Bach in poi, contiene in sé un necessario errore, una semplificazione che necessita una correzione, un adattamento degli strumenti che quella musica sono chiamati ad eseguire. Per approfondire questi concetti rimando a chi lo ha fatto prima e meglio di me.
Inutile raccontare poi qui nei dettagli quanto il lavoro dell’accordatura non si possa limitare alla modifica della tensione delle corde. Molto spesso per ottenere una buona accordatura è necessario intervenire su molti altri fattori: la rigidità del martello, la complanarità delle corde, l’asse d’azione del martello, lo scolpire la sua forma. Senza ovviamente addentrarsi in quei casi dove il lavoro non si può limitare alla accordatura e dove l’intervento diventa di riparazione o di restauro, il sapere artigianale connesso al far suonar bene un pianoforte fa sì che l’insieme delle operazioni che l’accordatore compie rendano questo mestiere – che amo – se non a sua volta una forma d’arte quanto meno un’interpretazione artistica di un sapere che è alto artigianato.
Eseguo presso la vostra abitazione o sede servizi di accordatura professionale di pianoforti a Milano e in tutta la Lombardia. Il metodo di accordatura che pratico è quello tradizionale, a orecchio, e consente oltre che di ottenere uno strumento perfettamente accordato in tutti i suoi scomparti e registri, di intonarne la voce e il timbro, ottenendo da ogni pianoforte il meglio delle sue potenzialità.
Una ottimale operazione di accordatura può anche non limitarsi alla regolazione della tensione delle corde ma può richiedere anche interventi sulla complanarità delle corde, sull’azione del martello sulle stesse e sulla forma e densità dei feltri dei martelletti: tutte operazioni che pratico regolarmente, se necessarie, al fine di ottenere una perfetta risonanza dello strumento.
Scopri di più sul metodo dell’accordatura tradizionale a orecchio che pratico e perché ritengo che sia il metodo migliore per far suonare bene e davvero il tuo pianoforte
Eseguo riparazioni di pianoforti che hanno subito danni o che presentano dei malfunzionamenti di qualsiasi genere, ripristinandone la funzionalità originale, sia dal punto di vista della meccanica, sia da quello acustico, sia infine da quello estetico. In alcuni casi è possibile che l’intervento sia compiuto senza muovere il pianoforte da dove si trova, in certi casi più complessi può rendersi necessario trasportare il pianoforte nel mio laboratorio a Milano.
Naturalmente occorre considerare che la buona manutenzione di un pianoforte, come quella di qualsiasi strumento, se eseguita correttamente e con cadenza regolare permette di allungare la vita dello strumento e di tenerlo in un ottimale stato di esercizio.
Gli interventi che eseguo sono i seguenti:
Naturalmente prima di eseguire una riparazione sarà valutato lo stato generale dello strumento e verrà compiuta un’accurata valutazione degli interventi da compiere, che saranno riassunti in un preventivo completo delle varie voci di spesa.
Per strumenti di valore – pianoforti vintage o strumenti che hanno comunque un valore affettivo – e che versano in gravi condizioni il mio laboratorio di riparazione pianoforti a Milano è perfettamente attrezzato ed in grado di compiere interventi di restauro radicale per restituire loro dignità, suono e bellezza, sia che si tratti di pianoforti di marchi blasonati sia che si tratti di strumenti meno nobili ma comunque validi. Opero anche su pianoforti di oltre 150 anni e sono in grado di intervenire sia su tutte le parti meccaniche, sia sul mobile, ricostruendo all’occorrenza le parti mancanti o irrecuperabili e riverniciando il mobile, cosa che eseguo con il metodo tradizionale a tampone e gomma lacca.
Poter riportare alle condizioni originali un pianoforte antico sul quale il tempo o l’incuria hanno lasciato segni impietosi può essere un’operazione complessa ma in determinati casi di grande soddisfazione. Naturalmente è necessario compiere innanzitutto un’accurata analisi del degrado dello strumento e delle possibilità oltre che dei costi dell’intervento. Le valutazioni vanno fatte anche in funzione del valore dello strumento: non di rado capita di riportare al loro meglio strumenti che poi possono essere presentati sul mercato con valutazioni anche molto buone.
Capita spesso che un pianista che desidera acquistare uno strumento, soprattutto se usato, non sia in grado di valutare appieno se ciò che gli viene offerto risponda fino in fondo a ciò che sta cercando. Su strumenti di un certo valore e magari età è spesso fondamentale poter aver una visione precisa dello stato di conservazione dello strumento e degli eventuali interventi che possono essere necessari: da quelli più manifesti a quelli più nascosti, che solo un occhio esperto può individuare.
Se state pensando di acquistare un pianoforte e desiderate, prima di procedere all’acquisto, una valutazione completa e accurata, posso eseguire per voi una perizia sullo strumento che identifichi con cura lo stato generale dello strumento, evidenziando se sono necessari interventi.
Una perizia di questo tipo può essere molto utile per svariati motivi: verificare se la cifra richiesta è congrua con l’effettivo valore del pianoforte, preventivare eventuali interventi, evitare spiacevoli sorprese.
Può essere molto utile anche a un altro fine: spesso mi è capitato di visionare strumenti importanti appena acquistati dopo il loro trasferimento nella loro nuova sede e di riscontrare interventi che rendevano necessario il loro trasporto al mio laboratorio. Poter valutare tutto ciò prima che lo strumento venga comprato e spostato, può permettere di risparmiare molto sui costi di trasporto.
Anche nel caso che vogliate sapere quanto vale il vostro pianoforte, prima magari di proporlo per la vendita, posso compiere sopralluoghi e valutazioni, magari consigliandovi eventuali interventi prima della vendita e aiutandovi a ottenere il massimo.
.
Viale Cassala 9
20143, Milano, Italia
(+39) 338 1367969
giuseppesciurti@gmail.com